Rapporto ASviS 2021: per evitare conseguenze gravi, non si può più perdere tempo
Nel 2020, in Italia migliorano solo gli Obiettivi relativi a energia, clima e istituzioni solide, mentre peggiorano quasi tutti gli altri, aggravati dalla pandemia. Fiducia nel Governo Draghi, ma servono cambi di passo decisivi. 28/9/21
“Per il secondo anno il nostro Rapporto viene presentato quando il Paese e il mondo sono alle prese con la più grave crisi pandemica dell’ultimo secolo. Assistiamo alla vulnerabilità dei nostri modelli di sviluppo e delle nostre società e siamo costretti a ricordare che le crisi sistemiche come quella in atto non aiutano il percorso verso lo sviluppo sostenibile”. Queste le parole di Marcella Mallen e Pierluigi Stefani, presidenti dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, in occasione dell’uscita del sesto Rapporto annuale dell’ASviS, che mostra una situazione profondamente mutata rispetto all’ottobre 2020. Il Rapporto, realizzato grazie al contributo degli oltre 800 esperti degli Aderenti all’ASviS, propone un’analisi dettagliata del cammino italiano rispetto al raggiungimento dei Goal e Target dell’Agenda 2030, descrivendo, allo stesso tempo, le dinamiche in atto a livello europeo e globale verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).
“Avvertiamo l’esigenza di iniziare il Rapporto con un grido di allarme e una parola di speranza”, dichiarano Mallen e Stefanini. “Non possiamo più perdere tempo, dobbiamo mettere a frutto tutte le nostre energie per portare avanti un cambiamento”.
I segnali di allarme che vengono sono sempre più chiari. I tassi di estinzione attuali delle specie sono da decine a centinaia di volte superiori a quelli medi degli ultimi dieci milioni di anni – ad esempio, numerose specie di animali vertebrati hanno subito una diminuzione media del 68% dagli anni ’70. Si registra inoltre la più alta concentrazione atmosferica di gas climalteranti degli ultimi tre milioni di anni. Come ricordato nel primo volume del sesto Assessment Report sul Climate Change dell’Intergovernamental panel on climate change (Ipcc), inoltre, gli aumenti osservati nelle concentrazioni di gas serra (GHG) dal 1750 a oggi sono “inequivocabilmente causati dalle attività umane”. Il diffuso inquinamento dell’aria, del suolo, dell’acqua e degli oceani sono elementi di instabilità che “possono evolvere in maniera irreversibile”. La frequenza di diffusione delle malattie zoonotiche è aumentata con il degrado umano degli habitat naturali, e una prova ne è la pandemia da Covid-19. “È impossibile essere sani in un pianeta malato”, ha ricordato a questo proposito Papa Francesco.
La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto drammatico sugli SDGs. “Le ricadute sociali ed economiche si sono acuite nell’ultimo anno, in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo, che hanno avuto un accesso minore a vaccini efficaci”. Le disuguaglianze all’interno dei Paesi e tra Paesi sono in aumento e rappresentano un ulteriore rischio per le azioni multilaterali necessarie per garantire una maggiore sostenibilità per tutte e tutti.
I numeri dell’Italia. I dati disponibili per l’Italia mostrano come il progresso verso gli Obiettivi sia stato messo seriamente a rischio. Secondo il Rapporto, infatti, tra il 2019 e il 2020 il nostro Paese mostra segni di miglioramento solo per tre Obiettivi, relativi a sistema energetico (Goal 7), lotta al cambiamento climatico (Goal 13) e giustizia e istituzioni solide (Goal 16). Si registra una sostanziale stabilità per altri tre Obiettivi: alimentazione e agricoltura sostenibile (Goal 2), acqua (Goal 6) e innovazione (Goal 9). Mentre sono peggiorati gli indicatori relativi a nove obiettivi: povertà (Goal 1), salute (Goal 3), educazione (Goal 4), uguaglianza di genere (Goal 5), condizione economica e occupazionale (Goal 8), disuguaglianze (Goal 10), condizioni delle città (Goal 11), ecosistema terrestre (Goal 15) e cooperazione internazionale (Goal 17). Per i Goal 12 e 14 l’assenza di informazioni relative al 2020 non ha permesso una valutazione completa.
“Questi andamenti vanno letti nel quadro complessivo dei progressi compiuti dal 2010 al 2020”, ricorda però il Rapporto. In questo arco temporale, l’Italia migliora in cinque Goal: salute (Goal 3), uguaglianza di genere (Goal 5), sistema energetico (Goal 7), innovazione (Goal 9) e lotta al cambiamento climatico (Goal 13). Per cinque Obiettivi, invece, la situazione peggiora: povertà (Goal 1), acqua (Goal 6), condizione economica e occupazionale (Goal 8), ecosistema terrestre (Goal 15) e cooperazione internazionale (Goal 17), mentre per i restanti cinque – alimentazione e agricoltura sostenibile (Goal 2), educazione (Goal 4), disuguaglianze (Goal 10), condizioni delle città (Goal 11), giustizia e istituzioni solide (Goal 16) – la condizione appare sostanzialmente invariata.
Per la prima volta il Rapporto include una selezione di 32 obiettivi quantitativi, basati su obiettivi concordati a livello europeo, che mostrano la distanza che rimane da coprire per conseguire le varie dimensioni dell’Agenda 2030. Alla luce dell'analisi sui Goal, degli approfondimenti sui 32 obiettivi quantitativi - illustrati nel Capitolo 3 – e del confronto con gli altri Paesi Ue - illustrato nel Capitolo 2 -, la situazione del nostro Paese si conferma critica. Se non interverranno cambi di passo decisi, il nostro Paese non conseguirà gli Obiettivi dell’Agenda 2030 nei tempi concordati in sede Onu, con conseguenze gravi.
Gli impegni presi dall’Italia. “In Italia la nascita di un nuovo Governo, sostenuto da una maggioranza ampia quanto eterogenea, alimenta la speranza che possano essere intrapresi i passi che in passato abbiamo sottolineato essere indispensabili”, hanno dichiarato Mallen e Stefanini. “L’adozione e l’avvio dell’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), pur con alcune riserve, ci fanno almeno sperare”. Le politiche intraprese dal Presidente del Consiglio Mario Draghi evidenziano inoltre la necessità di “onorare gli impegni presi in materia di clima e, in alcuni casi, essere pronti a prenderne di più audaci”. “Non possiamo tralasciare di ricordare la presenza nel nuovo esecutivo di Enrico Giovannini, fino a febbraio Portavoce dell’Alleanza”, ricordano Mallen e Stefanini, che poi assicurano: “Intendiamo restare nei confronti di tutto il Governo, come sempre, sentinelle vigili, con capacità di critica e spirito di collaborazione nel perseguire il bene del Paese”.
Gli impegni presi dall’Unione Europea. “L’Europa”, si legge nel Rapporto, “ha lanciato il Green Deal come primo passo per intraprendere una transizione sostenibile e giusta socialmente”. La Commissione von der Leyen ha infatti posto l’Agenda 2030 al centro della sua azione, e con il Green Deal e il Next Generation Eu si è dotata di strumenti finanziari nuovi per sostenere l’Unione nella lotta ai cambiamenti climatici e nella modernizzazione digitale. L’approvazione della nuova Legge sul clima da parte del Consiglio e del Parlamento europeo ha fissato gli obiettivi per il processo di decarbonizzazione, articolato secondo misure precise e stringenti.
Nonostante gli impegni, però, i dati illustrati nel Rapporto mostrano come la situazione del nostro Paese sia ancora critica. “Se non interverranno cambi di passo decisi, infatti, l’Italia non conseguirà gli Obiettivi dell’Agenda 2030 nei tempi concordati in sede Onu, con gravi conseguenze”.
Le proposte dell’Alleanza. L’ASviS presenta, all’interno del Rapporto, un insieme corposo di proposte concrete. Per la prima volta le analisi sono presentate seguendo i singoli Target degli Obiettivi dell’Agenda 2030, permettendo un maggiore approfondimento sui singoli temi e le politiche e offrendo una più efficace comparabilità nel tempo. Inoltre, l’Alleanza raccomanda di attuare con urgenza alcune misure trasversali, tra cui:
- inserire in Costituzione il principio di sviluppo sostenibile, basato sul principio di giustizia intergenerazionale;
- definire con chiarezza la responsabilità della Presidenza del Consiglio nel sovraintendere all’attuazione complessiva dell’Agenda 2030 in Italia;
- aggiornare la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile (SNSvS), in coerenza con le proposte formulate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e con il Programma nazionale di riforma (PNR);
- assumere gli impegni internazionali sul contrasto ai cambiamenti climatici e perdita di biodiversità come guida delle politiche nazionali;
- predisporre l’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile, come articolazione della Strategia azionale, con un forte ruolo di coordinamento da parte del Comitato interministeriale per le politiche urbane (Cipu), opportunatamente riformato;
- aggiornare il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) per allinearlo agli obiettivi europei di un taglio alle emissioni per almeno il 55% entro il 2030;
- creare, con la Legge di Bilancio per il 2022, un Ente pubblico di ricerca per gli studi sul futuro e la programmazione strategica;
- istituire un Tavolo di confronto istituzionale permanente con la società civile sulle politiche di genere, che si interfacci con il Governo nella discussione sull’attuazione della Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2025;
- riformare complessivamente l’esistente sistema di welfare per dargli una prospettiva universale, semplificando le procedure e l’accesso ai servizi e garantendo la copertura alle fasce della popolazione attualmente escluse;
- garantire il raggiungimento della quota dello 0,7% del Reddito nazionale lordo (Rnl) per l’Aiuto pubblico allo sviluppo per l’Italia entro il 2025
“In questa difficile situazione, l’Alleanza è più che mai impegnata a dare il suo contributo, all’inizio del suo secondo quinquennio di vita”, concludono Mallen e Stefanini. “Sentiamo con più forza la necessità di affermare che questo è il momento nel quale richiamare tutte e tutti a un impegno straordinario, fuori del comune. Non solo per le prossime generazioni, ma anche per noi stessi, di fronte alla “tempesta perfetta” che, con anticipo rispetto alle previsioni, ci è già piombata addosso”.
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di Flavio Natale