Comunità resilienti: the status quo is not an option
Contesti urbani, innovazione sociale, valore condiviso e legami, partecipazione culturale, inclusione e benessere nelle comunità. Questi i temi emersi durante l’evento nazionale sulla Cultura per lo sviluppo sostenibile. 5/10/21
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“L’idea dell’incontro di oggi è quella di riflettere sul modo in cui le organizzazioni culturali contribuiscono alla creazione di comunità resilienti”, così Paola Dubini (Università Bocconi e coordinatrice ASviS del Gruppo di lavoro trasversale dedicato alla Cultura per lo sviluppo sostenibile) ha aperto nella mattina del primo ottobre l’evento nazionale del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2021 dal titolo “Comunità resilienti: the status quo is not an option”. Dubini ha messo in evidenza come il contributo del mondo della cultura sui territori si basi sulla costruzione di relazioni con specifici interlocutori animati da molteplici obiettivi di sviluppo sostenibile interconnessi.
Partendo proprio da questa prospettiva, il primo intervento è stato dedicato alla centralità della geografia nei mondi della cultura e alla specificità dei contesti urbani nella costruzione di reti e relazioni. L’architetto Alessandro Melis, curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia 2021, ha spiegato: “Il Padiglione Italia dal nome “Comunità resilienti” è un progetto che ha lo scopo di rappresentare una serie di esperienze nella forma del laboratorio di ricerca e non solo come mostra, mettendo in evidenza l’importanza della coesione dell’architettura nella pianificazione all’interno della comunità e la resilienza delle città come strumenti adattivi alle nuove condizioni date dai cambiamenti climatici”.
Dalla necessità di costruire dei legami attivi per realizzare contesti di comunità resilienti si è passati poi alla creazione di valore condiviso e allo sviluppo di nuove prospettive, grazie all’’intervento di Francesca Magliulo, direttrice della Fondazione Eos - Edison orizzonte sociale, che ha analizzato l’importanza dell’innovazione sociale e dell’inclusione, soprattutto nei contesti giovanili, e la centralità della partecipazione culturale per combattere la povertà educativa, attraverso l’identificazione dei luoghi della cultura come spazi aperti di dialogo con la comunità.
Il terzo intervento, dedicato all’esperienza dei Lazzaretti Veneziani, ha avuto lo scopo di mostrare, grazie al racconto della manager Giorgia Fazzini, un caso di dialogo tra le tematiche storiche, di ingaggio di comunità diverse nella valorizzazione del patrimonio e di sensibilizzazione sulla fragilità degli ecosistemi naturali, mettendo così in luce l’importanza del ruolo civico dei musei e della cultura come fattore di coesione sociale.
Il presupposto dietro all’avvio dei processi di innovazione per lo sviluppo di valore condiviso è quindi quello di realizzare interazioni con diversi interlocutori, costruire organizzazioni culturali resilienti e osservare il delicato equilibrio con cui queste ultime durano nel tempo e dialogano con i territori. Esempio di questa visione è il caso di Procida, capitale della cultura italiana 2021, presentato dal direttore del progetto e cultural manager Agostino Riitano, che ha così dichiarato:
“La cultura non è una questione di mero intrattenimento, ma è una questione di legami. Oggi più che mai la nostra responsabilità è quella di ricucire i legami che si sono sfaldati nella complessità della nostra storia. Abbiamo per questo lavorato sulla dimensione dell’insularità come condizione metaforica dell’uomo contemporaneo: siamo tutti delle isole che con grande sforzo cercano di costruire degli arcipelaghi di relazioni. La cultura ha quindi la capacità di cementare i legami nella costruzione di questi ponti.”
La cultura ha la capacità di includere in un rapporto di parità, di equità e di uguaglianza, orientato alla costruzione di benessere individuale e collettivo. Alcuni temi integrati in questa riflessione sono stati poi affrontati da Annalisa Cicerchia, in rappresentanza del Ccw – Cultural welfare center e di Istat, che ha messo in luce il rapporto tra la partecipazione robusta e costante alle attività culturali e la salute individuale e collettiva, attraverso non solo il contenimento delle situazioni critiche di salute mentale e fisica, ma soprattutto grazie alla consapevolezza della capacità degli individui nello sviluppo delle proprie potenzialità e l’utilizzo dell’approccio salutogenico per contrastare le disuguaglianze. Testimonianza di questo approccio è il progetto “Dance Well”, che incoraggia le persone malate di parkinson e non solo a diventare danzatori e danzatrici, promuovendo la danza in spazi museali e in diversi contesti artistici, e affrontando le lezioni e le performance non come terapia, ma come vera e propria pratica artistica.
A chiusura dell’evento, il punto di vista istituzionale è stato infine fornito da Lorenzo Casini, capo di gabinetto del ministero della Cultura, che ha analizzato le priorità necessarie per la creazione di contesti abilitanti per azioni culturali orientate alla sostenibilità, insieme alle molte iniziative dello Stato e del ministero allineate con gli Obiettivi dell’Agenda 2030.
Per le conclusioni e i ringraziamenti la parola è stata poi data a Rosa De Pasquale, membro del Segretariato e referente del gruppo di lavoro ASviS sulla Cultura per lo sviluppo sostenibile, che ha ricordato l’importanza della visione sistemica e integrata della sostenibilità nella diffusione della conoscenza dei temi dell’Agenda 2030 e nella realizzazione di pratiche virtuose, replicabili e condivisibili da parte delle organizzazioni culturali.
L’evento è stato realizzato online e trasmesso, grazie alla collaborazione dell’ASviS con la Biennale di Architettura di Venezia, all’interno del Padiglione Italia.
di Cecilia Menichella