L’uscita del sesto rapporto Ipcc sullo stato delle conoscenze fisico-scientifiche sui cambiamenti climatici, dichiara inequivocabile l’influenza umana sul riscaldamento dell’atmosfera, degli oceani e delle terre emerse (Ipcc, 2021). L’ulteriore appello lanciato dai gruppi di lavoro dell’ente intergovernativo dimostra l’obbligo immediato di attuare azioni e misure volte a contrastare e limitare l’aumento delle temperature medie globali a 1.5°C rispetto ai livelli preindustriali (Ipcc, 2018). Al riguardo, McGlade e Ekins (2015) hanno stimato che, per limitare l’aumento di temperatura ai 2° C, oltre l’80% del carbone, il 50% del gas e il 30% delle riserve di petrolio dovrebbero rimanere stoccati nel sottosuolo, creando così il concetto di "unburnable carbon". L’Amazzonia, oltre a essere un hotspot di biodiversità a livello globale, è la casa ancestrale, di diverse popolazioni indigene, la cui sopravvivenza è fortemente minacciata dagli impatti dell’estrazione petrolifera da un lato, e dagli effetti del cambiamento climatico dall'altro.

In quest'ottica, il gruppo di ricerca "Cambiamenti climatici, territori, diversità" del dipartimento Icea (Unipd) ha avviato il primo Centro di eccellenza Jean Monnet sulla giustizia climatica. L'evento quindi si focalizzerà sulle ricerche, in corso, sia da remoto che sul campo, riguardanti sia gli impatti socio-ambientali connessi all'estrazione petrolifera, sia la definizione di criteri geografici e metodologie per identificare le aree di "unburnable carbon", nonchè dove le attività di estrazione di idrocarburi risultino essere particolarmente problematiche, in una prospettiva di transizione energetica che sia equa e sostenibile.